venerdì 6 febbraio 2009

Nella clinica "Le Quiete" di Udine è cominciata l'ultima fase del calvario

ROMA - Nella clinica "la Quiete" di Udine è iniziato questa mattina il protocollo di interruzione graduale dell'alimentazione e dell'idratazione per Eluana Englaro. Da qui in avanti, chi cerca di bloccare la dolce morte per la donna in coma vegetativo da 17 anni, ha 48 ore di tempo per stoppare la procedura. Poi tutto sarà irreversibile.

"Penso che tutto si stia svolgendo come previsto: da stamattina, infatti, si era stabilito di procedere alla riduzione dell'alimentazione" spiega l'avvocato Franca Alessio, curatrice di Eluana: "Il protocollo prevede che dopo tre giorni cominci lo stop all'alimentazione - ha aggiunto il legale - i tre giorni sono passati e non intervenendo fatti nuovi si procede come previsto". Fatti nuovi, però, potrebbero arrivare dalla Procura di Udine che, dopo aver acquisito la documentazione relativa al caso, ha fatto sapere che alle 12 ci sarà un comunicato del procuratore Antonio Biancardi. Potrebbe contenere l'annuncio di uno stop alla procedura.

Il governo. La strada del decreto, anche quella del secondo testo preparato nella notte dai tecnici del ministero del Welfare, sembra chiusa. Troppe difficoltà, a cominciare dai pesanti dubbi del Quirinale, fino al "no" di Fini, ai rischi di divisione nel centrodestra (dalla Prestigiacomo, al radicale del Pdl Della Vedova, al governatore del Friuli Tondo), ai sondaggi che schierano gran parte degli italiani con Eluana e suo padre Beppino. Così, anche il secondo testo che intendeva superare i dubbi di costituzionalità e "si limitava" a vietare di sospendere l'alimentazione solo fino all'approvazione della legge sul testamento biologico, probabilmente non vedrà mai la luce.

La magistratura. Se non ci sarà decreto, però, non è detto che i tentativi di fermare la morte di Eluana siano esauriti. Mentre sotto la clinica di Udine continuano le manifestazioni di gruppi cattolici che invocano la vita per la donna in coma, altri interventi potrebbero venire dalla magistratura friulana sia attraverso l'inchiesta sulla reale volontà di Eluana di rifiutare una vita vegetativa, sia con i controlli sull'idoneità della casa di cura "Le Quiete" a essere teatro del finale del dramma.

Ma il procuratore di Trieste, Beniamino Deidda, ha precisato: "La magistratura del Distretto non attuerà alcuna iniziativa che possa eludere o ritardare la doverosa attuazione di quanto disposto dalla Cassazione". E poi ha aggiunto: "Al vaglio della Procura di Udine non vi è alcuna ipotesi di sequestro preventivo della stanza dove si trova Eluana Englaro".

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