giovedì 12 febbraio 2009

L'orgia del potere


Caso Englaro. Immigrati. Magistrati. Quirinale. La partita a tutto campo del premier. Per cambiare le regole e aprire la strada al presidenzialismo. Una sfida senza precedenti alle istituzioni

Silvio Berlusconi
Berlusconi ha raggiunto tre risultati con un colpo solo: presentarsi come il paladino dei cattolici, mettere in grave difficoltà il presidente della Repubblica con la Chiesa e con il papa in persona, spingere verso l'isolamento Giorgio Napolitano in attesa delle prossime partite, quelle che veramente gli stanno a cuore... Il senatore del Pdl, profondo conoscitore dei segreti del Cavaliere, parla all'ingresso dell'aula di palazzo Madama, mentre ancora non si è calmata l'onda d'urto delle polemiche della sera precedente. Quando alle 20,10 del 9 febbraio arriva la notizia che Eluana Englaro è morta, in Senato si sta procedendo a tappe forzate per l'approvazione del disegno di legge del governo che obbligherebbe i medici all'alimentazione della donna in stato vegetativo da diciasette anni. La prima reazione dei colonnelli del Pdl è senza freni inibitori: "Veronesi, ora smettila di ridere!", grida il livido Maurizio Gasparri all'indirizzo del professor Umberto Veronesi, senatore del Pd, che di certo non sta ridendo. Anche perché c'è davvero poco da stare allegri in questa serata di dolore per la famiglia Englaro e di tristezza per le istituzioni repubblicane, offese, umiliate, trascinate in una contesa sulla vita e sulla morte. "Un cinico, macabro esercizio di potere attorno al corpo di una persona", lo definisce il democratico Paolo Giaretta.

Con il centrodestra scatenato che urla verso i banchi del Pd l'insulto più sanguinoso: "Assassini". Il coro da stadio rimbalza sulla bocca del vicecapogruppo del Pdl, il senatore Gaetano Quagliariello, uno che vanta tra i suoi avi sindaci liberali di Salerno e un nonno senatore democristiano nella prima legislatura, ma che questa sera appare stravolto dall'odio: "Eluana non è morta. Eluana è stata ammazzata", urla dal suo banco. Concetto ribadito il giorno dopo dal quotidiano dei vescovi 'Avvenire': "Non morta, ma uccisa". E chi sarebbe l'uccisore? Il giallo viene svelato dal titolo ironico del quotidiano 'Il Giornale', il più in linea con gli umori del premier: "Complimenti Napolitano". Colpevole di non aver firmato il decreto del governo che avrebbe imposto ai medici la ripresa dell'alimentazione per la donna.


Frasi poi ammorbidite da Berlusconi, in una già ben collaudata tattica dello 'stop and go'. Ma che suonano così violente da segnare un punto di non ritorno. Lo scontro istituzionale più grave della storia repubblicana. Tale da far scolorire perfino il ricordo del contrasto tra il Cavaliere appena entrato in politica nel 1994 e l'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, richiamato in piazza da Walter Veltroni giovedì 12 per una manifestazione in difesa della Costituzione.

Quindici anni fa Berlusconi era solo un outsider senza nessuna dimestichezza con i delicati meccanismi dello Stato. Oggi Berlusconi è un leader potente come nessun altro negli ultimi sessant'anni. Governa con una maggioranza docile a ogni volere, a colpi di fiducia: l'ultimo al Senato, sul decreto milleproroghe, pochi minuti dopo la discussione sul testamento biologico. E con l'opposizione del Pd incerta e divisa a ogni passaggio. Perfino in Mediaset torna a dettare la linea, eliminando le tradizionali foglie di fico professionali e politiche che nel corso dei decenni hanno garantito il volto pluralista della televisione berlusconiana: la sera del 9 febbraio, mentre a Udine si era appena consumata la fine di Eluana, i vertici Mediaset hanno preso atto delle dimissioni di Enrico Mentana dalla direzione editoriale e hanno sospeso 'Matrix'. Uno strappo clamoroso con il primo direttore del Tg5, commentato gelidamente dal premier: "Meglio così, non voglio una primadonna, meglio liberarci di chi non capisce le nostre esigenze". Largo a Maurizio Belpietro, Emilio Fede, Clemente Mimun, Giorgio Mulè, che le esigenze del premier le conoscono alla perfezione. E nella fascia oraria di seconda serata lasciata libera da 'Matrix' resterà su RaiUno senza più concorrenza, in beata solitudine, il sempre affidabile (per il premier) Bruno Vespa.

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