giovedì 12 febbraio 2009

Feti malformati e resti umani




I carabinieri del Nas all'Umberto I
ROMA - Resti umani e feti abbandonati sono stati trovati dai carabinieri del Nas in un locale seminterrato del policlinico universitario Umberto I. Così, un'ispezione si è trasformata nella scoperta di una "stanza degli orrori". E ieri pomeriggio in Senato il presidente della commissione di inchiesta sul Servizio sanitario, ha deciso di dare il via agli accertamenti con la lettura della relazione che il direttore generale dell'ospedale, Ubaldo Montaguti, consegnerà "nelle prossime ore". Sono un centinaio i reperti anatomici rinvenuti in una camera mortuaria in disuso. La scoperta, tra tanta polvere e decine di contenitori sanitari accatastati, ha fatto scattare subito il sequestro e l'avvio di un'inchiesta.

"Nessuna stanza degli orrori", spiega il manager dell'Umberto I, Ubaldo Montaguti, "si tratta di un'aula sigillata nella quale erano stati sistemati dei feti malformati, risalenti a più di 30 anni fa, e che venivano utilizzati per la didattica, quando l'ecografia ancora non esisteva".

Ma il caso era già stato sollevato nel 2005. I resti anatomici erano stati avvistati dal ricercatore Antonio Siliscavalli, componente del cda della Sapienza, che del rinvenimento aveva informato alcuni parlamentari della commissione di inchiesta del Senato. Poi, quel "materiale" finì nel dimenticatoio. Eppure Giuseppe Saraceno, responsabile della Sicurezza del policlinico universitario, già allora su quei resti aveva dato indicazioni precise. Era il 30 maggio 2005. "I contenitori in vetro", scriveva, "sono sistemati su una scaffalatura a giorno non idonea e non ancorata. Non sono sigillati e molti hanno perso il contenuto liquido in formaldeide. Il locale, dove sono stati sinora depositati, non è adatto per mancanza di areazione naturale e meccanica". "Prima di essere trasferiti in altro luogo", concludeva Saraceno, "i contenitori devono essere bonificati da personale qualificato. Se i reperti fossero privi di interesse scientifico o giuridico, dovranno essere inviati all'inceneritore comunale".

Anche il direttore della clinica Ostetrica, Pierluigi Benedetti Panici, il 28 giugno di quell'anno, aveva sollecitato alla direttrice sanitaria dell'epoca, Rosalba Buttiglieri, "la pulizia degli ambienti le cui condizioni igieniche sono ancora precarie". Con il cambio di guardia nel management dell'Umberto I, le corsie furono bonificate e in parte ristrutturate, ma sui feti è caduto l'oblio dopo il loro spostamento dai seminterrati della Clinica ostetrica.

"Da studente, una quarantina di anni fa", ricorda Giuseppe Vetrano, primario del Pronto soccorso ostetrico, "ho visto più volte quei feti a lezione: ce li mostravano i docenti per indicarci le malformazioni congenite nel grembo materno. Alcuni erano siamesi, altri con due teste, altri del tutto normali. Non pensavo fossero ancora in Istituto".

Ora la vicenda finirà al vaglio della magistratura. "Non c'è stato contestato alcun reato", spiega Montaguti. "Quei reperti si trovavano in quella stanza da almeno un anno perché insieme ad altro materiale, durante impegnativi lavori di ristrutturazione, era stato sistemato in un sotterraneo dell'ospedale". "Non si tratta di rifiuti ospedalieri speciali", conclude il manager, "ma, ovviamente, è materiale che non può essere gettato in un cassonetto".

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