giovedì 30 aprile 2009

Il ritorno della fusione fredda















A vent’anni di distanza dal primo tentativo parzialmente riuscito di fusione fredda, un nuovo esperimento sembra aver riaperto le speranze di ottenere reazioni nucleari a bassa energia (LENR-low energy nuclear reactions). Lo annuncia un gruppo di ricercatori coordinati da Pamela Mosier-Boss dello Space and Naval Warfare Systems Center di San Diego (California), con uno studio presentato al meeting annuale dell’American Chemical Society: la prima prova visibile della produzione di neutroni, le particelle subatomiche la cui presenza dimostra l'avvenuta reazione atomica.

Era il 1989 quando Martin Fleischmann e Stanley Pons dimostrarono di aver ottenuto sperimentalmente la fusione fredda, suscitando grande clamore nella comunità scientifica e non solo. La fusione è la reazione che avviene all'interno delle stelle, la loro fonte di energia; riuscire a riprodurre in laboratorio a temperatura ambiente questo processo sarebbe un risultato straordinario. Il proseguimento delle ricerche deluse poi le aspettative iniziali: i rari tentativi (per esempio quelli del 2000 e del 2002) di riprodurre il risultato del 1989 non hanno convinto e la strada della reazione nucleare a bassa energia non si è dimostrata percorribile come alternativa “pulita” alla fissione nucleare, sulla quale si basa il funzionamento delle comuni centrali atomiche.

La sperimentazione di Mosier-Boss è stata condotta immergendo in una soluzione di cloruro di palladio e acqua pesante (acqua con atomi di deuterio al posto dell’idrogeno) un elettrodo di oro o nichel, nel quale è stata fatta passare corrente per innescare la reazione, con un processo detto di co-deposizione Per rilevare le tracce delle particelle emesse durante le reazioni è stata usata una plastica chiamata Cr-39. Su questo materiale, al termine dell’esperimento sono stati osservati gruppi di minuscoli segni che sarebbero stati prodotti, secondo gli autori, dai neutroni originati dalla fusione di nuclei di deuterio. Un piccolo indizio che segnala la possibilità di innescare in laboratorio le cosiddette reazioni nucleari a bassa energia, che sono alla base dei processi di fusione atomica a basse temperature.

Troppa acqua per l'etanolo

Per produrre un litro di biocombustbile possono servire oltre 2.000 litri di acqua: una quantità tre volte maggiore del previsto. Lo studio dell'Università del Minnesota

La produzione di etanolo, il biocombustibile derivato dal mais, richiederebbe un consumo di acqua tre volte più alto del previsto. È quanto emerso da uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology dall’Università del Minnesota.

L’etanolo, ottenuto attraverso la fermentazione del mais, fa parte della prima generazione di biocombustibili. Negli Stati Uniti e in Brasile è la più importante alternativa ai derivati del petrolio. Da anni però la comunità scientifica discute su quanto la sua produzione sia conveniente in termini di impatto ambientale. Uno dei nodi di discussione, per esempio, è l’effetto dei fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni di mais non a scopo alimentare, responsabili della desertificazione di alcune aree nel Golfo del Messico. Nonché della emissione di alte quantità di biossido di azoto (NO2), un gas serra rilasciato dai batteri che prosperano nelle terre molto ricche di azoto.

In questo studio è stato preso in considerazione un altro aspetto controverso: l'acqua necessaria alla produzione dell’etanolo dal mais. Secondo i ricercatori statunitensi le stime fatte finora non tengono conto di un fattore molto importante: la variabilità regionale delle condizioni climatiche, dei sistemi di irrigazione e della loro efficienza.

Gli studiosi hanno realizzato una mappa delle coltivazioni di mais destinato alla produzione di combustibile e hanno rilevato che l’80 per cento del granturco viene raccolto entro un raggio di 64 chilometri dalla raffineria dove viene trasformato in etanolo. Utilizzando i dati regionali sul tasso d’irrigazione dei terreni, si è ottenuta una stima dell’acqua necessaria per produrre la “benzina biologica”.

I calcoli parlano chiaro: la quantità di acqua necessaria varia da cinque a 2.138 litri per ottenere un solo litro di etanolo. “Negli Stati con un clima più umido occorre poca acqua, quasi tutta destinata alla bollitura e alla distillazione del mais”, spiega Sangwon Suh coautore dello studio, “mentre nelle zone più aride, come Nabraska, Colorado e California, la quantità di acqua sale esponenzialmente perché necessaria all’irrigazione”.

Nel futuro il consumo di acqua è destinato ad aumentare, vista la crescente esigenza di combustibili alternativi che sta spingendo le coltivazioni di mais verso aree aride e che richiedono grandi quantità di acqua ed energia per la produzione del biocombustibile. Il rischio è che, alla fine, l’energia generata dall’etanolo sia minore di quella necessaria per produrlo.

“È necessario promuovere la produzione di etanolo negli Stati con tassi di irrigazione più bassi. Negli altri la diffusione di questo tipo di coltivazione può diminuire seriamente le scorte di acqua già scarse”, concludono i ricercatori. (i.n.)

Vuoi installare una centrale eolica? Chiedilo a Google


Presto una nuova applicazione permetterà di sapere come muoversi per costruire impianti “puliti”

Google, con l’aiuto della National Audubon Society e della Natural Resources Defense Council, metterà a punto una nuova applicazione per promuovere le energie rinnovabili e la cultura del rispetto per l’ambiente.

Le due organizzazioni partner del colosso di Mountain View hanno accumulato nel tempo una grande quantità di informazioni di tipo ambientale-burocratico, e ora hanno deciso di metterle a disposizione dell’applicazione The Path Green Energy, a cui tutti potranno accedere attraverso Google Earth.

Questo tool, fra l’altro, avrà l’importante funzione, attraverso mappe realizzate appositamente, di mostrare tutte quelle zone nel mondo che sono più adatte alla costruzione di impianti eolici e solari. In genere le aziende che puntano allo sfruttamento delle energie rinnovabili evitano di costruire in luoghi dove si possano generare conflitti con gli abitanti del luogo o con gli stessi ambientalisti, preoccupati dell'impatto delle opere sulla fauna e i paesaggi circostanti. Il servizio di Google Earth si propone di rendere visibili due aspetti fondamentali della questione: la presenza di aree protette o di habitat naturali di specie in via di estinzione e il complesso dell’iter legislativo che le compagnie devono affrontare prima della costruzione degli impianti di energia rinnovabile.

“Questo servizio dà informazioni necessarie a tutti coloro che hanno bisogno di selezionare i luoghi più adatti e potrebbe ridurre i conflitti riguardo allo sviluppo energetico”, ha dichiarato il presidente di Audubon John Flicker. Per ora sono state raccolte informazioni solo su 13 stati degli Usa, ma l’obiettivo finale è quello di aggiungere informazioni riguardanti tutti e cinque i continenti per soddisfare la crescente domanda di energia rinnovabile.

mercoledì 29 aprile 2009

Meno insetti intorno a Chernobyl

Nella cosiddetta area di esclusione attorno a Chernobyl, che si estende per 30 chilometri di raggi a partire dal sito della vecchia centrale, ci sono forti segnali di un declino delle popolazioni di insetti e aracnidi, che appare correlato ai livelli di radiazione. E' questa la conclusione di uno studio condotto da Timothy Mousseau dell’Università della South Carolina, e da Anders Moller dell’Università di Parigi-Sud appena pubblicata sulla rivista “Biology Letters”.

E' più di un decennio che Mousseau sta studiando la zona di esclusione - ossia l’area contaminata attorno all’impianto che è stata evacuata subito dopo il disastro e che è rimasta praticamente priva di nuovi insediamenti umani – per seguire l’evoluzione delle popolazioni di piante, animali e insetti in quella regione. In pubblicazioni precedenti, i ricercatori avevano già segnalato il fatto come anche bassi livelli di radiazioni presenti nell'area avessero un impatto negativo sulle popolazioni di uccelli.

Lo studio dedicato agli insetti, che è durato tre anni e ha preso in esame 700 siti differenti, ha rilevato una diminuzione anche di quattro ordini di grandezza, che è apparsa correlata all'intensità delle radiazioni anche dopo le correzioni dei dati con un’adeguata ponderazione di altri fattori rilevanti quali la tipologia del suolo, il tipo di habitat o l’altezza della vegetazione.

La ricerca è stata condotta sia con tecniche tradizionali, per esempio il transennamento di aree specifiche e il successivo conteggio degli insetti e degli aracnidi presenti, sia con tecniche che sfruttavano le tecnologie GPS e dosimetri per la misurazione dei livelli di radiazione.

“Abbiamo transennato aree contaminate a Chernobyl, altre aree contaminate in Bielorussia e aree non contaminate”, ha spiegato Mousseau. “Abbiamo trovato così uno schema fondamentale valido per tute le zone: il numero di organismi diminuisce all'aumentare della contaminazione.”

La tecnica del conteggio, per quanto possa sembrare di tipo minimale, si dimostra invece “particolarmente sensibile”, osserva il ricercatore, in quanto permette di rendersi conto dei cambiamenti di struttura e livello di contaminazione nelle diverse aree, e “permette di confrontare aree relativamente pulite con aree più contaminate”.

Nasce education 2.0. La prima rivista on line sul mondo dell'education


È online la nuova community sulla cultura educativa: .Scuola, università, lavoro si incontrano in un progetto che vuole porsi di fronte ai grandi cambiamenti del mondo, dell'apprendimento e del sapere.
Education 2.0 discute quotidianamente dell’educazione nell’era della società democratica, di tutti e di ciascuno vigilando sulla qualità dell'istruzione e sulla sua equità sociale, studiando i progetti migliori per il rinnovamento dei curricoli, dei saperi, dei metodi.
I docenti protagonisti sono la chiave del successo dell’educazione, dell’istruzione e della formazione. Il segreto di un cambiamento positivo è il protagonismo dei docenti, di chi fa ogni giorno la scuola e l'università.
Education 2.0 sarà quindi un luogo di partecipazione aperta. Il web 2.0, il web sociale dell’incontro di intelligenze, è la nuova frontiera della rete: per questo non dovrete sfogliare una rivista cartacea, ma potrete partecipare attraverso l'interattività del web.
Partiamo dalle esperienze, dalla vita scolastica e universitaria, da ciò che in essa si muove, dalle novità educative, dai problemi quotidiani. In costante rapporto col pensiero, con la cultura educativa in Italia, in Europa e nel mondo.
Invitiamo dunque chi fa e chi si occupa di education a interagire con questo nuovo strumento su www.educationduepuntozero.it per scrivere, interloquire, commentare, dibattere, criticare, navigando da subito. Ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo per costruire un’education migliore, attraverso proposte concrete, argomentate e fattibili."

Metano oceanico, meno rischi per l'effetto serra


Un'analisi dell'antico ghiaccio groenlandese mostra un picco nell'emissione di gas metano circa 11.000 anni fa, originatosi dalle zone umide invece che dal fondo oceanico o dal permafrost: la scoperta dei ricercatori dell'Università del Colorado a Boulder permette di guardare con meno pessimismo alle previsioni dell'aumento dell'effetto serra e del riscaldamento globale.

"Il metano legato ai sedimenti oceanici e al permafrost, chiamato clarato idrato, una sostanza simile al ghiaccio composta da metano e acqua, viene rilasciato in atmosfera durante i periodi di riscaldamento globale: la preoccupazione è legata al suo enorme volume e del suo altrettanto enorme potenziale come gas serra”, ha spiegato Vasilii Petrenko, ricercatore del Institute of Arctic and Alpine Research della CU-Boulder e primo autore dello studio.

Si temeva, infatti, che il riscaldamento attuale potesse scatenare un'enorme “ebollizione” dell'oceano determinata a sua volta dalla dissociazione dei clatrati nel fondo marino. Il fenomeno rappresenterebbe un meccanismo di feedback positivo in grado di aggravare ulteriormente l'effetto serra e il riscaldamento globale. Se solo il 10 per cento del metano proveniente dai clatrati fosse improvvisamente rilasciato in atmosfera, il risultante incremento nell'effetto serra sarebbe equivalente a un aumento di 10 volte del biossido di carbonio in atmosfera.

Per poter prevedere l'eventualità di un simile processo si è cercato di studiare le modalità con cui questo processo è avvenuto in passato. Quando la Terra uscì dall'ultima era glaciale, infatti, la temperatura in alcune regioni dell'emisfero settentrionale è aumentata di circa 10 gradi Celsius in soli 20 anni.

Nel corso della ricerca di Petrenko e colleghi, riportata sull'ultimo numero della rivista “Science”, sono state estratte diverse tonnellate di ghiaccio antico dall'estremo margine occidentale della Groenlandia nei pressi di Pakitsoq. Ridotti in cubi di dimensioni maneggiabili, i campioni di ghiaccio sono poi stati fusi in condizioni controllate in modo da recuperare i gas liberati e da poterne misurare la composizione.

Utilizzando il carbonio 14 come "tracciante" per datare e distinguere il metano delle zone umide dal metano clatrato, il gruppo internazionale di ricercatori è riuscito a fotografare un evento vecchio di 11.600 anni, stabilendo che il contributo più importante fu dovuto in effetti alle zone umide.

"Il rilascio di metano da parte dei clatrati nei periodi di brusco riscaldamento è comunque un processo che deve destare preoccupazione”, ha concluso il ricercatore. “Certo, è importante sapere che non si tratta del contributo più rilevante.” (fc)

lunedì 27 aprile 2009

Matematica: programmi gratis per esercizi e problemi di analisi, algebra e geometria.

Questi software possono rappresentare un supporto e un aiuto per gli studenti delle scuole superiori e per affrontare esami di Matematica, analisi e geometria all'università.
Oltre alle migliori calcolatrici online, applicazioni come Mathway, sperimentali ma molto potenti, permettono di risolvere funzioni ed equazioni mostrando anche i passaggi intermedi della soluzione, fino a giungere al risultato.

Questa volta, invece, vediamo i migliori programmi gratuiti che possono essere utilizzati per sviluppare, scrivere ma anche risolvere gli esercizi di matematica a livello di calcoli più complessi.

Questi software sono opensource e quindi totalmente liberi e free ma non per principianti, bisogna sapere cosa si sta facendo e quindi sono sconsigliati a studenti delle scuole medie e a coloro che la matematica non la digeriscono troppo.


1) MathType non è gratuito ma la versione di prova, anche dopo la scadenza del periodo trial, mantiene comunque decenti funzionalità.
Praticamente è una versione avanzata dell'editor di equazioni di Word e infatti è compatibile con Microsoft Office ed è semplice da usare.
Non risolve gli esercizi, è un software per scrivere formule matematiche ed equazioni, ideeale per chi deve scrivere tesi di laurea o esercizi al computer.
Esiste anche una versione Free che si chiama TeXaide

2) Geogebra comprende geometria, algebra e analisi.
Con questo software è possibile costruire figure geometriche, vettori e segmenti, rette e figure a tre dimensioni, funzioni, equazioni e calcoli algebrici.
Sul sito, in italiano, si trovano spiegazioni più dettagliate del programma, di quel che può fare e del come usarlo, anche con tutorial video.

3) Maxima è un potente programma utile sia a studiare funzioni anche complesse, sia ad eseguire calcoli semplici ed equazioni che saranno risolte automaticamente.
Si possono anche creare grafici a due dimensioni e tridimensionali.
Essendo solo in inglese, può essere un po' duro a usare per uno studente di Liceo, sarebbe opportuno, nel caso si abbia un professore bravo con il computer, chiedere un approfondimento guidato.

4) Sage e' un software free molto complesso adatto agli studenti di ingegneria perchè costituisce l'alternativa a programmi come Matlab.

5) Eigenmath è un piccolo programma free che funziona come se fosse una gigantesca calcolatrice scientifica dove è possibile inserire tante tipologie di calcoli, simbolici e numerici, anche equazioni e funzioni, derivate e integrali.
Per ogni funzione vi è anche la rappresentazione grafica dei risultati.
Disponibile per Windows, Linux e Mac, non necessita di installazione ed è anche disponibile un manuale per l'uso.

6) Equation Editor non è un programma ma una applicazione online che si può usare da web senza scaricare nulla.
Di fatto è simile a MathType e serve a scrivere equazioni, funzioni e formule matematiche, in modo da poterle poi copiare su un documento Word o simili.
Nella parte inferiore della pagina viene anche disegnato il grafico dell'operazione scritta.

A chi serve il nucleare?


La miniera Ranger, 250 km a Est di Darwin in Australia, una delle più grandi del mondo, occupa un’area di ben 80 km². Al suo interno vi sono tre enormi scavi a cielo aperto da dove si estrae il minerale contenente l’uranio, il più grande dei quali occupa quasi 1 km². La concessione contiene inoltre un bacino che può trattare 1 milione e mezzo di tonnellate di acqua all’anno e un impianto che può produrre 250 tonnellate di acido solforico al giorno, utilizzato per sciogliere l’uranio nella fanghiglia di minerale finemente tritato e acqua. L’impianto è stato progettato per produrre 3 mila tonnellate all’anno di yellowcake estratto da circa 1 milione di tonnellate di minerale, la cui escavazione richiede l’utilizzo di circa 250 tonellate all’anno di esplosivo. Con un kg di esplosivo si possono rimuovere 4 tonnellate di minerale e con ogni “volata” si disintegrano mediamente 30 mila tonnellate di minerale uranifero. Ogni settimana si fanno esplodere 7,5 tonnellate di dinamite e le vibrazioni si sentono fino a Darwin, a 250 km di distanza. Il sito dispone di una sua centrale elettrica costituita da 5 motori diesel e da una turbina a vapore. Nel pozzo operano poi un escavatore con una benna da 12 m³ e sei camion che trasportano da 90 a 135 tonnellate di minerale ciascuno. Come si può vedere, la produzione di CO2 è considerevole. Se al posto della miniera di uranio si mettessero dei pannelli fotovoltaici, se ne potrebbero installare per 10 mila MW di potenza, praticamente uguale a tutta la capacità elettrica installata in Australia.

Quando Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica ed ex presidente dell’Enea, propose di sviluppare nel Sud Italia il solare termodinamico, è stato irriso per via della inaccettabile quantità di terreno necessario per realizzare tali impianti. I partigiani del nucleare sostengono che una centrale nucleare, per la stessa potenza 1.000 MW, occupi poche migliaia di m² e che campi di concentratori solari siano quindi improponibili in termini di occupazione di territorio. Nel comparare le estensioni di territorio necessarie per le fonti rinnovabili persistono ancora molte afferamzioni ingannevoli.
Tuttavia includendo correttamente tutti gli spazi necessari ai vari cicli dei combustibili, l’intensità di occupazione di territorio è molto simile per il solare, il carbone e il nucleare.

Processo a The Pirate Bay, l'ombra del conflitto di interessi sul giudice

Nubi sulla sentenza pronunciata ai danni dei creatori di The Pirate Bay, a causa di un presunto conflitto di interessi del giudice Tomas Norström”

Sembra una trama da legal thriller, eppure è tutto vero. A pochissima distanza dalla sentenza che ha portato alla condanna dei fondatori di The Pirate Bay (approfondimenti a questa pagina) per complicità nella violazione del diritto d'autore, ecco un colpo di scena. La difesa, prima ancora di ricorrere in appello, ha manifestato la volontà di chiedere l'annullamento del processo a causa di un conflitto di interessi del giudice Tomas Norström.

Tomas Norström, il giudice che ha pronunciato la sentenza, risulta infatti iscritto alla Swedish Copyright Association e alla Swedish Association for the Protection of Industrial Property, associazioni impegnate nella tutela del diritto d'autore. Sebbene l'iscrizione a tali associazioni non risulti poi così determinante, è la seconda citata ad essere la più scomoda per il giudice Tomas Norström, poiché esso è presente nell'organigramma dell'associazione.

Il giudice ha affermato di non aver ravvisato incompatibilità di alcun tipo e di non aver chiesto, di conseguenza, una sostituzione anticipata. Il legale della difesa, Peter Althin, è ovviamente di tutt'altro parere, e con buona probabilità userà questa nuova informazione come un grimaldello per scardinare l'autorevolezza della prima sentenza. Massima attenzione dunque per una vicenda legale niente affatto conclusa, anche se offre spunti per una riflessione.

Nulla vieta di iscriversi ad un'associazione per la tutela del diritto d'autore, qualora fosse compatibile con le proprie idee. Differente è il discorso legato all'appartenere ai membri dell'associazione stessa, poiché non è chiaro in quale misura si possa godere di vantaggi diretti, anche in termini economici, in caso di sanzioni pecuniarie ai danni di chi viola il diritto d'autore. Rimangono aperti molti interrogativi poiché, se è sacrosanto difendere il diritto d'autore in quanto legge in vigore, dall'altro può risultare quantomeno dubbia la scelta di un giudice che proprio estraneo ai fatti e alle conseguenze non è.

Come riporta CNET, non tutti sono concordi nel ravvedere un conflitto di interessi vero e proprio nell'iscrizione del giudice a tali associazioni ma è anche molto chiaro che la questione va a complicarsi enormemente. Un processo che doveva aprire un caso e chiudere un'epoca potrebbe vedersi la terra crollare sotto i piedi, aprendo così un caso nel caso. Staremo a vedere.

giovedì 2 aprile 2009

Onde elettromagnetiche: una minaccia...senza fili?


Il nostro corpo è costantemente esposto alle radiazioni elettromagnetiche generate da apparecchi di ogni tipo: telefonini, PC, antenne, generatori di energia...ma quali effetti sulla salute? Stiamo cuocendo a fuoco lento in una specie di microonde gigante?! Non lo sappiamo, e per questo dobbiamo essere prudenti - è la risposta dell'eurodeputata liberale Frédrique Ries, che domani presenta il suo rapporto all'aula.


Accendete il vostro computer e visualizzate le reti wi-fi disponibili: avete mai fatto caso a quante possono essere?! Aggiungete l'esposizione quasi costante al vostro telefonino e a quelli altrui, le antenne GSM, le linee elettriche ad alta e bassa tensione, i GPS, i dispositivi Bluetooth, gli infrarossi...e non vi sorprenderà che la maggioranza degli europei "non si sente abbastanza informata dalle autorità pubbliche sulle misure di protezione dai campi elettromagnetici" (Eurobarometro, giugno 2007).

Le tecnologie wireless sono indubbiamente di grande comodità, ma quali sono i rischi? In una risoluzione adottata a settembre del 2008 il Parlamento europeo ha fatto notare che ' i limiti fissati dall'UE per l'esposizione alle onde elettromagnetiche nel 1999 sono assolutamente obsoleti'.

I campi elettromagnetici
Tutti gli oggetti con una carica elettrica creano campi elettromagnetici (CEM): onde radio, microonde, raggi ultravioletti, raggi X…
La potenza di un CEM si misura in watts per metro quadro; i campi elettrici si misurano in volt per metro.
I limiti attuali UE per trasmettitori GSM sono 41,25 volt/metro
9 Stati - Italia inclusa - hanno limiti più stringenti: 3 volt/metro
Le radiazioni possono essere limitate usando auricolari, spegnendo i telefoni non in uso…e facendo telefonate brevi!

Un mondo senza fili

Ormai quasi tutti a casa si connettono a internet grazie al wireless. Da due anni il numero dei telefonini in Europa supera il numero degli abitanti. È chiaro che la raccomandazione del 1999 è un po' datata: tutto è cambiato da allora! Ma nessuna legge europea fissa i paletti sull'esposizione ai campi elettromagnetici.

E' vero che per il momento non c'è nessun rischio accertato sulla salute, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che siano necessari studi più approfonditi sugli effetti a lungo termine, soprattutto perchè è difficile valutare cosa potrebbe succedere da qui a qualche anno: le tecnologie wireless sono relativamente nuove e potrebbero non rivelare il loro impatto sulla salute fino al 2015.

La Commissione europea ha finanziato uno studio sulla possibile correlazione fra onde emesse dai telefonini e rischio di tumori, e i risultati dovrebbero essere disponibili entro il 2009.

'Andiamoci piano', dicono i deputati europei

"Siamo costantemente esposti a un cocktail elettromagnetico" - spiega la liberale belga Frédérique Ries - "dobbiamo agire subito: aspettare i risultati finali potrebbe essere troppo tardi. Dobbiamo applicare il principio di precauzione, limitando l'esposizione e i possibili danni"

I deputati nel rapporto che verrà discusso in aula domani e approvato giovedì chiedono di fissare un limite europeo alle onde elettromagnetiche emesse dai trasmettitori GSM, che già esiste in 9 Stati membri dell'Unione Italia inclusa. Vorrebbero anche che fosse definita una distanza minima delle antenne dagli edifici pubblici più sensibili, come scuole, ospedali, case di riposo. Infine, propongono una campagna di sensibilizzazione per un miglior uso del telefonino.

Se sbagli a mandare una mail arriva in soccorso il «tasto annullo»

Fabio Caltagirone Il 1° di aprile Gmail ha compiuto 5 anni, ma invece di ricevere regali dai suoi milioni di utenti, ne ha voluto fare uno a loro, perlomeno a tutti quelli di lingua non inglese.

Da ieri infatti tutte le funzioni sperimentali di Google Labs sono disponibili in 49 lingue, italiano incluso. Sono in tutto 40 le gli strumenti, fra utili o soltanto divertenti, raccolti all'interno di questa piattaforma, con cui è possibile personalizzare la propria mail «made in Google». L'ultimo nato è il tasto di «annullo invio». Se anche voi siete fra coloro che almeno una volta si sono pentiti di aver inviato una mail subito dopo averla vista partire dal proprio PC, apprezzerete questa funzione, ma dovrete essere veloci: avete 5 secondi per pentirvi di ciò che avete scritto, cadere in un momentaneo stato di sconforto e ricordarvi che ora potete annullare l'invio della missiva con un solo click. Tema, quello del pentimento, già noto a quelli di Mountain View, tanto da aver precedentemente sviluppato un sistema per evitare l'invio di posta in stato di ubriachezza, reo di veri disastri interpersonali. È possibile infatti impostare determinati giorni e orari (il sistema è impostato di default per il sabato sera) nei quali Gmail vi sottopone a test di «presenza mentale» prima di consentirvi di inviare posta che poi potrebbe avere pesanti ripercussioni. Si tratta di semplici operazioni matematiche da risolvere velocemente. Insomma, Gmail ha solo 5 anni, ma ha già più giudizio di molti suoi clienti.
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Il vecchio cellulare diventa pannelli solari, grazie a Vodafone, Enel e Legambiente


Dal vecchio cellulare si può ricavare energia pulita. E' il messaggio di "My Future" di Vodafone nel nuovo temporary shop in corso Garibaldi 59 a Milano, fatto in ocllaborazione con Enel e Legambiente.

I cittadini possono lasciare nel temporary shop il proprio vecchio cellulare: con il ricavato Vodafone acquisterà pannelli fotovoltaici per le scuole. "Abbiamo già raccolto 20mila euro con i telefonini raccolti nei 700 punti vendita italiani - spiegano da Vodafone -. Ora con Enel e Legambiente vogliamo estendere l’iniziativa e dotare di impianti fotovoltaici due scuole per ogni regione». Nello spazio è possibile acquistare anche le borse realizzate con pvc riciclato, ossia con i cartelloni delle campagne pubblicitarie. Costano da 25 a 35 euro.