venerdì 6 febbraio 2009

Giovani lucani

di IVANA INFANTINO

La cronaca riaccende i riflettori sul fenomeno, in costante aumento, del consumo e abuso di alcool fra i giovani. Qualche giorno fa il ricovero per coma etilico di un diciassettenne di Rionero, trovato da alcuni conoscenti, intorno alle 21.30, privo di sensi lungo il vialetto della villa comunale. Un caso fra i tanti che evidenzia la crescita del fenomeno, anche a livello locale, in linea con le principali tendenze nazionali ed europeo, che indicano uno sviluppo di modelli di consumo ad alto rischio con un trend che si sposta verso i costumi di stampo anglosassone (ricorso all’alcol durante i fine settimana, i cosiddetti week-end drug, e il consumo di superacolici, più che di altre bevande, o di nuove bibite a base di succhi e alcol). I giovani di oggi bevono di più, nella maggior parte dei casi lontano dai pasti e con l’intenzione di ubriacarsi, imitando, magari involontariamente, gli adulti o i protagonisti di fiction e reality.

Anche la televisione è, infatti, complice di quest’atte ggiamento, come è emerso da un’indagine dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (Ossfad) su film andati in onda, sulle principali reti televisive nazionali, dalla quale si evince che «l’alcol è presente sullo schermo ogni 13 minuti - il doppio della sigaretta - e che viene sorseggiato da personaggi “positivi”, o che risultano simpatici, in un contesto di convivialità e piacere, che ispira benessere». Ma televisione e cattivi esempi a parte, l’obiettivo, dei ragazzi che bevono, sembra essere lo «sballo a tutti i costi». Infatti, nella maggior parte dei casi al consumo di alcolici si associa a quello di altre sostanze stupefacenti, come testimoniano i responsabili dei Sert della provincia di Potenza.

Le bevande più diffuse sono la birra, i superalcolici, i cocktail, e non certo il vino durante i pasti. L’abuso, risulta quindi, sempre più sganciato dal modello culturale «mediterraneo» caratterizzato da consumi moderati e strettamente legati ai pasti e orientato, invece, verso un modello di consumo «separato », di «binge drinking» (bere per ubriacarsi), di «ponte» verso l’uso di altre sostanze.
A bere sono i ragazzi, ma anche le ragazze, che durante il fine settimana e, soprattutto, il sabato sera ricorrono agli alcolici per stare con gli altri.

Un fenomeno dilagante anche nei comuni del territorio provinciale, dove arrivano segnalazioni anche da parte delle scuole per alunni che si addormentano durante le lezioni perché ubriachi per aver bevuto birra prima di entrare in classe, come racconta la dottoressa Giuseppina Agriesti, responsabile del Sert di Potenza e dei comuni del circondario. In Val d’Agri accade invece che, nel rispondere al questionario, nell’ambito di una ricerca svolta su un campione di 160 studenti di età compresa fra i 13 e i 16 anni, alla domanda «Cosa è importante nel tuo gruppo di amici?», il 12% degli studenti ha risposto “Reggere l’alcol”, come spiega Donato Donnoli del Sert di Villa d’Agri.

Difficile stabilire le cause dell’aumento del ricorso all’alcol fra i giovani. Alla base, per gli esperti, vi sono una serie di cofattori e non tutti riconducibili a situazioni di disagio, come comunemente si ritiene. Alla base, sicuramente la cultura della trasgressione, i momenti difficili, la mancanza di luoghi di aggregazione, soprattutto nei piccoli comuni, e la natura stessa della sostanza. L’alcol dà ebbrezza, è legale, porta «fuori» dalla routine quotidiana e fa sentire «dentro», nel gruppo. In effetti molti ragazzi si ubriacano in compagnia, durante le feste o in discoteca e spesso si tratta di un rituale collettivo.

«Alla fine ci si ritrova – dice Pietro Fundone, medico responsabile del Sert dell’area Nord - di fronte a una sostanza che permette una socializzazione rapida, che riduce i freni inibitori, buona al gusto, accessibile, e che, pertanto, diventa necessariamente preda dei giovani». Per la responsabile del Sert del Potentino il dato certo è che «nella maggior parte dei casi di tossicodipendenza, è stato registrato un consumo di alcol già a partire da 12/13 anni».
«L’alcol rimane la sostanza stupefacente più utilizzata. Spesso si lanciano allarmi sociali – conclude Agriesti – per sostanze come marjuana, hashish ed eroina, ma la sostanza più utilizzata è l’alcol ed è legale».

Il consiglio degli esperti è rivolto ai genitori che spesso sottovalutano le ubriacature occasionali e minimizzano il problema. In contesti come quello regionale spesso accade che siano i genitori o i parenti ad incoraggiare l’assunzione di piccole quantità di alcol, anche perché come si dice dalle nostre parti «il vino fa buon sangue». Luoghi comuni e false credenze da sfatare, anche se un atteggiamento eccessivamente rigido da parte dei genitori può diventare per il ragazzo un motivo di ribellione verso la famiglia.
Allora cosa fare? La risposta la fornisce l’esperto Fundone: «i genitori devono svolgere il loro ruolo di educatori e dedicare più tempo ai figli. Non devono spaventarsi, ma avere una vita di relazione più intensa».

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