lunedì 9 febbraio 2009

«Materiali scadenti per il Ponte attrezzato


POTENZA - In attesa della sempre annunciata e mai realizzata inaugurazione, una «tegola giudiziaria» sta per abbattersi sul «Ponte attrezzato» tra il rione Cocuzzo e Porta Salza. I Pm Henry JohnWoodcock e Annagloria Piccininni hanno
notificato un avviso di garanzia a 17 persone per l’ipotesi che il Comune di Potenza sia stato truffato nella realizzazione dell’opera utilizzando materiali scadenti per quella che era la più grande opera di collegamento meccanizzato d’Italia.

I provvedimenti (inseriti nell’ambito di un procedimento partito nel 2007 che ha visto i due Pm seguire più piste) riguardano l’amministratore unico della «Ponte Attrezzato Srl», Amilcare Egidio Antonio Guarino, e una serie di esponenti di aziende che hanno partecipato alla realizzazione dell’opera, alcuni del posto, come Carmine Albini (amministratore della Albeton), Nicola Cerverizzo (legale rappresentante della Edil Pitturazioni), Canio Tiri (titolare dell’omonima ditta) e Vito Antonio Zaccagnino (titolare della Zaccagnino Impianti Srl), altri di realtà nazionali, come Paolo Ghirelli (presidente del Consigliod i amministrazione delola Bopnatti di Parma), Giampiero Rambaldi e Roberto Pecchioli (rispettivamente amministratore delegato e consigliere della Kone Spa di Pero, nel Milanese), Michele Bisaggia (titolare dell’omonima impresa di Battipaglia), Pier Aulo Dino e Dario Gallina (rispettivamente apresidente e amministratore della Gallina Srl di Torino), Natale e Giacomo Albertani (rispettivamente presidente e amministratore delegato della Habitat Legno Spa di Edolo, nel Bresciano), Luigi Medolla (legale rappresentante della Me.Co. Srl di Cava dei Tirreni, nel Salernitano), Pasquale Gallo e Anna Maria De Leo (rispettivamente procuratore e amministratore della Sterri Srl di Battipaglia) e Maria Teresa Bassani (presidente della Zenit Srl di Cavenago, nel Bresciano).

L’ipotesi su cui stanno lavorando i due Pm è particolarmente inquietante: concorso in truffa con l’aggravante di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità. In pratica, stando a quanto ipotizzato da Woodcock e Piccininni, e che «nell’eseguire i lavori avuti in appalto e in subappalto dalle rispettive ditte e società, e riguardanti l’opera di collegamento denominata “ponte attrezzato” sita in Potenza, con artifizi e raggiri, consistiti nella mancata fornitura e posa in opera di materiali o nell’utilizzo di prodotti di qualità inferiori a quanto previstonel capitolato d’appalto, inducendo in errore il Comune di Potenza, (ente appaltante) sulla corretta esecuzioen dei lavori, si procuravano come ingiusto profitto il corrispettivo pattuito, che sarebbe loro spettato nel caso in cui avessero eseguito i lavori a regola d’arte con un danno di particolare rilevante entità per il suddetto ente locale». Una convinzione a cui i due magistrati sarebbero giunti a seguito di una serie di ispezioni e accertamenti tecnici fatti eseguire inq uei locali che, a quanto si sa, sarebbero già stati ultimati e in attesa di essere aperti al’uso in attesa del collaudo.

I Carabinieri, in particolare, si sarebbero recati ad ispezionare le strutture almeno tre volte, a luglio, ottobre e novembre dello scorso anno, e gli elementi riscontrati avrebbero dato corpo all’ipotesi investigativa. A gettare ombre sinistre sulle strutture del Ponte attrezzato, in particolare, ci sarebbe una perizia del consulente tecnico d’ufficio nominato dalla Procura, l’ingegner Vito Pascale. Il tecnico ha evidenziato una serie di problemi di infiltrazioni di acqua, di lesioni presenti nelle strutture in legno, di deterioramenti dovuti alla presenza di acqua nei locali (che crea muffe e potrebbe creare situazioni di pericolo agli utilizzatori degli impianti elettrici), di dubbi sull’efficacia del sistema antincendio, di distacco di intonaci, di mancanza di alcuni bulloni, di inconsistenza di alcune strutture, che potrebbero crollare in caso di una nevicata, di problemi per quanto attiene le misure di sicurezza, quali le uscite di sicurezza che abbandonerebbero i viaggiatori sul pendio di una montagna, su piazzole piccole per contenere tutti i possibili utilizzatori e prive anche di una ringhiera per evitare che si precipiti giù.

Una situazione drammatica, quella descritta dal tecnico consulente della Procura, che chiamerebbe in ballo, oltre agli indagati, anche i tecnici che hanno seguito quei lavori e che, nell’articolazione dei rilievi, crea dubbi anche sulla utilizzabilità di quelle strutture. Valutazioni ora nelle mani dei due Pm che dovranno decidere come procedere.
GIOVANNI RIVELLI

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