lunedì 16 marzo 2009

Sono dodici gli Stati canaglia dell'Internet


Da Cuba all'Arabia Saudita, i Paesi "nemici di internet" impongono la censura alle informazioni reperibili sul Web. Sorvegliata speciale anche l'insospettabile Australia.

"Internet è libertà. Ma non dovunque.": comincia così il rapporto pubblicato da Reporters sans Frontières e significativamente intitolato "I nemici di Internet".

Sono 12 gli Stati nemici della Rete (Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Uzbekistan, Siria, Tunisia, Turkmenistan e Vietnam), Paesi che si sono meritati questo titolo grazie alle iniziative censorie che hanno intrapreso al fine di limitare la libertà di espressione.

Lì non si può parlare di Internet, ma al massimo di una intranet che impedisce ai navigatori di accedere alle informazioni ritenute "indesiderabili"; più grave ancora è la repressione "quasi sistematica" che quei dodici governi applicano nei confronti di chi è all'origine delle notizie scomode.

Altri dieci Paesi sono considerati "sorvegliati speciali" da Reporters sans Frontières: in particolare l'Australia e la Corea del Sud sono i due Stati più preoccupanti. Il primo per l'introduzione di filtri sulle connessioni a Internet, il secondo per aver arrestato un blogger con l'accusa di aver influito negativamente sugli "scambi economici" e sulla "crediiblità della nazione".

Il ritratto della Rete proposto dall'associazione non è molto rassicurante: sembra che i tentativi di controllare, manipolare e censurare non facciano altro che moltiplicarsi, mentre i cosiddetti "cyberdissidenti" finiscono in prigione.

A guidare la classifica dei Paesi più repressivi da questo punto di vista è la Cina, che avrebbe imprigionato 49 persone colpevoli di aver pubblicato contenuti inappropriati; seguono poi il Vietnam (con 7 persone in carcere) e l'Iran (4 arresti).

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