venerdì 30 gennaio 2009

Melfi, gli operai Fiat: «il governo ci aiuti»

di FRANCESCO RUSSO

MELFI - «Il Governo dia una mano al settore metalmeccanico». È questo, il commento pressoché unanime dei lavoratori della Sata di San Nicola di Melfi, dopo le allarmanti dichiarazioni dell’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne (che rivolgendosi a Berlusconi aveva parlato del rischio di 60 mila licenziamenti). Ieri, lo stabilimento Sata era chiuso per via della cassa integrazione (lo sarà fino al prossimo 8 febbraio). Ma siamo riusciti comunque ad ascoltare alcuni lavoratori, nella sede melfitana della Fismic.

«Credo che il governo - dice Massimo Coviello - ci debba dare una mano, come è già successo in altre nazioni europee in caso di crisi e recessioni. La Sata è uno degli stabilimenti centrali del Gruppo, e ritengo che le parole di Marchionne siano soltanto una provocazione. Anzi, spero che la Fiat concentri maggiormente le attenzioni sulla Sata, che è uno stabilimento giovane, che può ancora dare molto. La cassa integrazione però - dice ancora - sta stancando. Quest’anno dovrei sposarmi ed è difficile fare programmi. Le preoccupazioni ci sono, perché con la cig si perdono le maggiorazioni e le buste paga diventano irrisorie. Il Governo ci dovrebbe aiutare, ma anche la Regione dovrebbe dare risposte».

«La speranza - sostiene Domenico Pezzolla - è che Melfi sia immune dal pericolo di licenziamenti, anche perché, guardando le statistiche del prodotto Fiat venduto, la Grande Punto è quella che va meglio. Gli aiuti del Governo sono necessari, ma devono riguardare solo il territorio italiano: bisogna tutelare il lavoro in Italia. La Sata - prosegue - ha migliori volumi e qualità di produzione. Ma in questo momento nulla ci fa stare sicuri. Non c’è più sicurezza, non c’è niente di conc reto». L’operaio Francesco Suozzi si dice «preoccupatissimo per via di questa crisi». «Speriamo - continua - che tutto si risolva e che il Governo inizi ad interessarsi di questa situazione, come sta avvenendo in altre nazioni. Stiamo sopportando diverse settimane di cassa integrazione, perdendo salario. Sono sposato con tre figli, e per fortuna non è l’unico stipendio a casa. Ma la situazione inizia a pesare. È necessario un intervento serio del Governo, attraverso incentivi che aiutino a far crescere i consumi e quindi la vendita di auto». Anche Antonio Urbano è sposato ed ha tre figli. «Ma in famiglia - tiene a precisare - lavoro solo io. E’ difficile andare avanti quando si perdono ogni mese più di 300 euro. Sono arrivato al punto, in cui non mi posso permettere nemmeno di andare a fare una pizza. Ho tre figli, che devono andare a scuola, comprare i libri e fare attività sportiva. A loro non voglio far mancare nulla, ma devo fare grossi sacrifici».

«Non stiamo vivendo bene, i salari vengono ridotti e le prospettive di lavoro non sono rosee», commenta Enrico Mazzucca. «Non è un momento facile da affrontare - aggiunge - perché i problemi del settore auto sono molti e non derivano solo dalla Fiat. Le prospettive per il futuro sono negative. E per questo stiamo vivendo un periodo di incertezza estrema: non sappiamo ad esempio, quali scelte potranno intraprendere i manager della Fiat per uscire da questo momento difficile ». «Qualora ci fossero aiuti del Governo - mette in chiaro Marco Roselli , segretario regionale della Fismic - è necessario che siano rivolti soltanto alle produzioni italiane. E questo discorso vale non solo per la Fiat, che ha diversi stabilimenti all’estero, ma anche per le aziende dell’indotto industriale. Il settore metalmeccanico vale circa il 10 per cento del prodotto interno lordo italiano, e per questo bisogna sostenerlo».

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