venerdì 30 gennaio 2009

Crisi industriale basilicata

POTENZA - Cento milioni di euro «congelati», custoditi in chissà quale banca. Sono i fondi - euro più, euro meno - messi a disposizione dei bandi Treviso e Valbasento. In entrambi i casi l’obiettivo era quello di intercettare investitori da fuori regione (in particolare dal Nord-Est), imprenditori disposti a insediarsi in Basilicata dietro la promessa di contributi. La risposta? Zero, o quasi. Spesso solo «sterili» contatti. Neppure l’odore dei soldi, dunque, riesce ad attrarre il fiuto di operatori economici a cui, evidentemente, non basta trovarsi di fronte a incentivi, a una regione con un tasso di criminalità non elevato. Nonostante l’azione di marketing territoriale, le buone performance certificate dall’agenzia internazionale Moody’s, la promozione di un’immagine «patinata» e accattivante, la Basilicata, insomma, non riesce a far crescere il proprio «appeal» industriale.

Lo dice anche la Svimez che colloca il territorio lucano agli ultimi posti in Italia per investimenti esterni, in particolare provenienti dai Paesi dell’Unione europea. Il tasso è appena dello 0,16%. E dire che quello dell’attrattività di fondi è considerato dalla giunta regionale un elemento fondamentale nelle strategie di sviluppo della Basilicata. Ma per riuscire a centrare l’obiettivo è necessario scrollarsi di dosso l’idea di puntare tutto su incentivi finanziari e pacchetti localizzativi. «Bisogna privilegiare - dice l’economista Franco Bitetti - interventi strutturali: una strategia di attrattività basata principalmente su fattori «di costo» (incentivi alla localizzazione) si rivela inadeguata e rischia di attrarre realtà a basso valore aggiunto.

La riflessione sulla strategia di attrazione degli investimenti deve essere condotta in una logica progettuale come un insieme di azioni specifiche per territori specifici (biotecnologie o ricerca e produzione di fondi energetiche). È necessario intensificare l’azione di promozione per far conoscere ad aziende e organizzazioni esterne opportunità di investimento che potrebbero realizzarsi anche senza alcun intervento aggiuntivo della Regione. Non solo: far conoscere opportunità di sviluppo e «accompagnare» le aziende nella decisione di investimento presentando loro tutti i possibili benefici a cui possono accedere nel territorio».

Sì, ma in attesa di un cambio di rotta cosa ne sarà di quei fondi, come i 100 milioni dei bandi Treviso e Valbasento, chiusi in un cassetto? Da Matera arriva l’idea di utilizzarli per rivitalizzare il disastrato comparto del mobile imbottito.
MASSIMO BRANCATI

Secondo voi cosa bisognerebbe fare per riuscire a far riprendere il comparto
industriale della Basilicata?


Nessun commento: