Lo dice anche la Svimez che colloca il territorio lucano agli ultimi posti in Italia per investimenti esterni, in particolare provenienti dai Paesi dell’Unione europea. Il tasso è appena dello 0,16%. E dire che quello dell’attrattività di fondi è considerato dalla giunta regionale un elemento fondamentale nelle strategie di sviluppo della Basilicata. Ma per riuscire a centrare l’obiettivo è necessario scrollarsi di dosso l’idea di puntare tutto su incentivi finanziari e pacchetti localizzativi. «Bisogna privilegiare - dice l’economista Franco Bitetti - interventi strutturali: una strategia di attrattività basata principalmente su fattori «di costo» (incentivi alla localizzazione) si rivela inadeguata e rischia di attrarre realtà a basso valore aggiunto.
La riflessione sulla strategia di attrazione degli investimenti deve essere condotta in una logica progettuale come un insieme di azioni specifiche per territori specifici (biotecnologie o ricerca e produzione di fondi energetiche). È necessario intensificare l’azione di promozione per far conoscere ad aziende e organizzazioni esterne opportunità di investimento che potrebbero realizzarsi anche senza alcun intervento aggiuntivo della Regione. Non solo: far conoscere opportunità di sviluppo e «accompagnare» le aziende nella decisione di investimento presentando loro tutti i possibili benefici a cui possono accedere nel territorio».
Sì, ma in attesa di un cambio di rotta cosa ne sarà di quei fondi, come i 100 milioni dei bandi Treviso e Valbasento, chiusi in un cassetto? Da Matera arriva l’idea di utilizzarli per rivitalizzare il disastrato comparto del mobile imbottito.
MASSIMO BRANCATI
Secondo voi cosa bisognerebbe fare per riuscire a far riprendere il comparto
industriale della Basilicata?
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